Alla fine Ignazio Marino si è dimesso da sindaco di Roma, circondato dai (numerosi) nemici e abbandonato dai (pochi) amici e compagni di partito. L’armistizio è arrivato a pochi giorni dall’ennesima polemica che lo ha convolto: una serie di scontrini che dimostravano come marino avrebbe pagato con soldi pubblici delle cene personali. Ma questa è soltanto l’ultima di una serie di polemiche che, da quando è diventato primo cittadino della capitale, lo attanagliano; dal “panda gate”, alla querelle col papa sul suo autoinvito negli States fino ai famosi scontrini. Certo, pensando che il suo predecessore Alemanno aveva fatto molto di peggio, sembra quasi che a prescindere dall’ultimo avvenimento, la città lo avesse scaricato da tempo e cercasse solo un pretesto per levarselo di torno. Così si spiegano le numerose bandiere sventolate al campidoglio (di cui in prima fila il partito neofascista di Casa Pound) per la sua rinuncia alla carica. SMarino ha infine detto: “la polemica sugli scontrini? Pur di farmi dimettere mi avrebbero messo la cocaina in tasca”.
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