Come un palloncino ad elio che sfugge dalle mani di un bambino, allo stesso modo la Champions League si allontana (ancora una volta) mestamente ed inesorabilmente da Buffon e la sua Juventus.
Dopo le due finali perse in tre anni (sette in totale), dopo aver surclassato il Real Madrid in casa e accarezzato la “pazza idea” di una remuntada loca, il destino decide che non è ancora tempo di alzare la coppa dalle grandi orecchie per la vecchia signora, e che il portiere più forte di sempre, Gigi Buffon, dovrà chiudere la sua favolosa carriera senza il più ambito trofeo per Club.
Il calcio è così, un po’ come certi amori che non si concretizzano mai. D’annunzio recitava che “l’attesa aumenta il piacere” ma uscire (ed uscire così) fa sempre male; ed il tempo senza vincerla inizia ad essere un po’ troppo per madama.
Perdoneremo le dichiarazioni al veleno del capitano bianconero, ed il suo “Cuore di immondizia” con cui ha definito l’arbitro per la decisione di assegnare un rigore più che dubbio all’ultimo secondo. Un po’ troppo per un personaggio corretto ed esemplare come Buffon, ma sappiamo che spesso l’amore ci fa perdere il senno, e ci ricorda che in fondo siamo pur sempre uomini con le nostre fragilità.
Anche Superman in certi momenti ha il sacrosanto diritto di essere semplicemente Clark Kent.
*questo articolo è pubblicato simultaneamente sul magazine Numero Sette nella Rubrica La Vignetta Sport.
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